Il tempo delle mele
La rivoluzione gentile e sostenibile dei materiali alternativi. Come mele, uva e cactus stiano sfidando i pellami tradizionali
“Che ne dici della qualità?” Le ho chiesto.
Nel 2018, mentre sorseggiavo un caffè con un’amica, ho ceduto alla tentazione di porle tale domanda sulla borsa Matt & Nat che sfoggiava.
“Ottima. Si è difesa bene in una miriade di condizioni negli ultimi tre anni: dall’asprezza dell’asfalto milanese alla sabbia delle spiagge brasiliane. La resistenza è il suo punto forte, per non parlare dell’estetica.” Sorride soddisfatta.
La borsa era in uno stato impeccabile, merito in parte del materiale in cui era realizzata, pelle sintetica, o vegana, il soggetto della mia curiosità iniziale. All’epoca le alternative al cuoio non godevano di una fama rosea: erano per lo più associate ad accessori usa-(per-poco)-e-getta, esteticamente discutibili e qualitativamente scadenti, incapaci di competere in fatto di longevità con i pellami tradizionali, specie quelli di origine bovina. La situazione è evoluta da quando marchi come Matt & Nat hanno sfidato i pregiudizi sui materiali alternativi, creando borse, scarpe e accessori durevoli ed esteticamente accattivanti.
Torniamo al 2018. Da quel pomeriggio al giorno in cui acquistai uno zaino Matt & Nat il passo fu brevissimo. Il passo ad essere il mio accessorio da tutti i giorni ancora più breve e dopo 7 anni di utilizzo ininterrotto è in condizioni impeccabili, con solo qualche graffietto qua e là.

Questo zaino ha spazzato via i miei pregiudizi sulla pelle vegana, sintetica o semi-sintetica che sia, facendomi capire che la formula ‘cuoio animale = longevità assicurata’ è discutibile. Un’associazione fuorviante non solo se ignoriamo la resistenza di alcuni materiali di nuova generazione, ma fattori importanti come la progettazione di un accessorio, la riparabilità e soprattutto la cura che gli dedichiamo durante l’utilizzo.
Al giorno d’oggi i materiali alternativi alla pelle animale sono moltissimi, e una delle categorie più popolari sono i materiali bio-based o semi-sintetici, realizzati miscelando composti sintetici1 e materia organica di scarto di origine vegetale: dalle mele per AppleSkin™, all’uva per Vegea, alle foglie di cactus per Desserto®. Oltre ad avere un impatto ambientale nettamente inferiore alla pelle animale, questi prodotti hanno, finalmente, un fascino estetico considerevole.
Fiduciosa della mia esperienza passata ed entusiasta per queste nuove innovazioni, all’inizio del 2023 ho acquistato una borsa Matt & Nat realizzata in AppleSkin™, un materiale prodotto in Trentino-Alto Adige dagli scarti agricoli delle mele. Promette bene in fatto di longevità, e che dire del colore? Wow, wow, wow.

In passato la scarsissima offerta di accessori in pellami alternativi mi creava una certa frustrazione: o non erano di mio gusto o, se lo erano, avevano prezzi fuori dalla mia portata (sto parlando di te, Stella McCartney). Ora sono moltissime le aziende che integrano gradualmente tali materiali nelle proprie collezioni, come Balenciaga e GANNI, o coloro che l’utilizzano nell’intera produzione, come Matt & Nat e Fréja (e altri 14 marchi che citerò tra poco. Continua a leggere 💋).
Sono passati più di 10 anni da quando ho deciso di condurre un’esistenza rispettosa nei confronti degli animali, umani e non, e l’ambiente che condividiamo. Consumare secondo principi etici e scegliere prodotti migliori con un’impronta ambientale minore, funzionali e bellissimi non è mai stato così facile.
Ecco 16 marchi di accessori ma-gni-fi-ci che adoperano esclusivamente materiali innovativi (e il rispettivo range di prezzi, in ordine crescente):
Matt & Nat 50€—300€
Samara Bags 90$—295$ US
Lost Woods 85€—400€
Naghedi 90€—430€
Fréja 90€—500€
Angela Roi 95$—1.050$ US
ÓperaSPORT 115€—160€
Sentient 135$—235$ US
GANNI 135€—475€
Ask Scandinavia 150€—690€
Lisa Marin 165€—625€
Themoirè 180€—595€
Santos by Monica 260€—420€
Cahu Paris 341€—549€
Nanushka 295€—1.225€
Her Majesty Stella McCartney 330€—2.500€

Deep Dive
Per approfondire, ecco un documentario e tre letture sull’impatto ambientale e sociale dell’industria dei pellami tradizionali:
SLAY: Il documentario che penetra sotto la pelle della moda. Imperdibile!
Ricucire il futuro: dentro la rivoluzione biomateriale della moda | Atmos
Fabbricare la verità: Un rapporto sulla disinformazione dell'industria del cuoio, green-washing e lobby contro il bene comune | Collective Fashion Justice
Sotto la loro pelle: Una serie di report sulle ingiustizie della produzione di cuoio | Collective Fashion Justice
Grazie per aver letto fin qui 🫶 Condivido le risorse e i prodotti sopracitati perché li ritengo utili, interessanti e virtuosi per aiutarci a consumare meglio e meno. Se qualcuna nel tuo raggio di azione li può trovare utili, inoltrale questa newsletter 💌
Support Now
Buy Support Now è un invito a comprare una cosa in meno e sostenere una causa in più ogni mese.
1 gennaio 2025, Accra, Ghana. Un incendio divora il mercato di Kantamanto, il più grande mercato di abbigliamento di seconda mano del mondo, un centro nevralgico per garantire il riutilizzo, il ricircolo e la riparazione di abiti usati a livello internazionale. Per darvi un’idea della sua rilevanza:
Ogni settimana 15 milioni di abiti di seconda mano approdano a Kantamanto dal nord del mondo. Secondo un report risalente al 2021, i paesi dell’UE sono i primi esportatori al mondo di abiti usati, responsabili del 30% del volume complessivo.
La comunità di oltre 30.000 persone che lavorano al mercato di Kantamanto rimette in circolo 25 milioni di capi di abbigliamento di seconda mano ogni mese attraverso attività di rivendita, riparazione e riuso.
L’incendio si è portato via gran parte dell’infrastruttura del mercato e la forma di sussistenza di migliaia di persone. The Or Foundation ha attivato una raccolta fondi per finanziare la ricostruzione del mercato e sostenere la comunità che impedisce agli abiti di cui ci disfiamo di non essere sprecati. Puoi partecipare alla raccolta fondi qui: donorbox.org/kantamanto.
Piccoli gesti, grandi cambiamenti. Che ne dici se questo mese, rinunciando ad un caffè al bar, sostieni la comunità di Kantamanto?
Una delle critiche più diffuse verso i materiali alternativi è in merito alla loro componente sintetica, che in alcuni casi contiene percentuali di poliestere, poliuretano o altri materiali derivanti da combustibili fossili. Chi difende il cuio ama, adora demonizzare questi materiali per tali motivi, elevando sul podio la presunta naturalità del cuoio e giustificandolo come un derivato dell’industria alimentare. Sono bugie sistematiche e ci pensa SLAY a illustrarvi la verità.
Ormai non si può più dibattere su quanto questi materiali innovativi pesino sul portafoglio degli acquirenti, perché su questo fronte competono molto bene contro i materiali tradizionali. Arrivati a questo punto bisognerebbe ragionare su altri aspetti più rilevanti, ma purtroppo non evidenti agli occhi "dei più".
Portare innovazione significa anche fare dei compromessi finché non si trova una via migliore per avvicinarsi sempre di più al proprio ideale. Per esempio "naturale" non è sempre sinonimo di "più sostenibile" perciò l'utilizzo di un materiale sintetico o semisintetico può essere più vantaggioso sotto differenti aspetti.
Bisogna soppesare con cognizione pro e contro, e cercare di bandire superficialità e impulsività.
Apprezzo molto questo articolo nella sua interezza!
Come sempre una fonte d'ispirazione! Grazie Vale 😘