A volte, per andare lontano, bisogna prima rallentare.

Slow Rider è una newsletter che pedala controcorrente nel frenetico mondo del consumismo, un invito a rallentare e riscoprire il piacere di vivere e viaggiare in armonia con noi stesse e Gaia 🌏

Scrivo di ciò che consumiamo e indossiamo, dell’impatto che ha sulla Terra e su coloro con cui la condividiamo. La meta è contemplare scelte di acquisto etiche e sostenibili che onorano i legami di interdipendenza che ci uniscono le une alle altre.

Documento itinerari di viaggio su due ruote attraverso luoghi ignorati dal turismo convenzionale, e proprio per questo traboccanti di cultura e bellezza. L’obiettivo è viaggiare con cura e rispetto nei confronti dei luoghi che ci ospitano e delle comunità che li rendono speciali.

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“Pronto? Con chi parlo?”

Mi chiamo Valerie e ho inaugurato Slow Rider mentre attraversavo in bicicletta Aotearoa Nuova Zelanda all’alba del 2025.

Contemplo come rispettare la Terra da quando, a 6 anni, ho eletto Sir David Attenborough a guida spirituale personale (anche se lui non lo sa).

Mi ipnotizzano le cose belle create con virtù da un decennio, passione che mi ha incanalata a cofondare rén collective a Milano nel 2017, un’organizzazione attiva nella promozione della moda responsabile in Italia, che ha supportato migliaia di persone a integrare pratiche di produzione sostenibile nella sfera formativa e professionale, di consumo intenzionale nella vita quotidiana.

Viaggio in bicicletta dal tramonto del 2024, quando ho convinto lui a pedalare con me attraverso Oceania.


La chiarezza prima di tutto

Nei miei scritti declino la maggior parte degli aggettivi al femminile singolare e plurale perché sottintendo l’uso della parola ‘persona’ o ‘persone’ per indicare un gruppo di esseri umani. Spesso prediligo l’uso del femminile sovraesteso.

Nel riferirmi a luoghi geografici, uso i nomi originali e ancestrali con cui sono conosciuti da quando la storia, quella non eurocentrica e colonialista, ne ha memoria. Per questo motivo, ad esempio, userò Aotearoa per riferirmi alla Nuova Zelanda, Naarm a Melbourne, Quisqueya alla Repubblica Dominicana, e così via.

E infine, nella mia scrittura prediligo l’impiego attivo di mani e neuroni, non l’IA. Uso e strauso l’Em Dash da una vita e non cambierò il mio stile di scrittura per timore di accuse di scrittura assistita—The Em Dash is dead, long live the Em Dash.

Te Aroha,
Valerie Sara

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